Lodi

Prima di Lodi c’era l’antica Laus, un villaggio di origine celtica nel cuore di un’ampia e fertile pianura. Roma vi tracciò la propria impronta con Gneo Pompeo Strabone. Nell’89 a.c. l’antico villaggio diventò così colonia latina ed assunse il nome di “Laus Pompeia”, in onore di Pompeo. Il latino diventò la lingua ufficiale e si aprì agli scambi ed ai commerci sulle strade e sui corsi d’acqua vicini e sviluppò una fiorente economia che crebbe nel tempo.

E’ risalente alla fine del IV secolo lo sviluppo di una tradizione cristiana di notevole presa popolare, soprattutto grazie all’azione del grande Vescovo Bassiano e che divenne dopo la sua morte il Santo Patrono della Diocesi e della città (19 gennaio). Il centro e cuore di Lodi e del Lodigiano è la piazza Maggiore (o della Vittoria). E’ una delle più belle, ampie e vivaci piazze d’Italia; conserva la settecentesca pavimentazione a ciottoli di fiume con trottatoie ai lati e un disegno geometrico a quadrilatero di beole di pietra al centro. E dominata dalla Cattedrale e dal Municipio, affiancati. Attorno, case a portici irregolari dal XIV al XX secolo: la costruzione più imponente è Palazzo Vistarini (lato sud), dimora castellata del XIV sec. che nel lato verso corso Vittorio Emanuele si trasforma nel settecentesco Palazzo Barni.

A fianco del Duomo sorge la facciata neoclassica del Municipio, con portici e loggiato: ai lati, i busti dei due fondatori della città: Pompeo e Federico Barbarossa. Attraversati i portici si entra nel Broletto, cortile pubblico animato da una fontana ricavata da un battistero del XV sec: sulla sinistra un lato medievale a portici del municipio con lapidi commemorative (tra cui quella che ricorda i caduti del famoso reggimento Cavalleggeri Lodi, un tempo di stanza in città), sulla destra la poderosa fiancata a contrafforti della Cattedrale, con porta in ferro battuto.

Per un passaggio pedonale a volta si giunge nell’alberata piazza Mercato, compresa tra le imponenti quinte del municipio, del palazzo vescovile (notare la merlatura ghibellina del muro di cinta del giardino) e delle tre absidi del duomo, una delle quali con deliziosa edicola in stile bramantesco. La piazza fa ancora onore al suo nome: per due giorni (Sabato e Domenica, al mattino) vi si tiene un vivacissimo mercato ambulante. In proposito è bene ricordare che tutti i negozi non alimentari della città sono aperti (pasticcerie comprese) anche di Domenica mattina. Da piazza Mercato si passa nel bel cortile settecentesco del palazzo Vescovile e di qui in via Cavour – Isola pedonale – con una delle sedi della Banca Popolare di Lodi, la prima sorta in Italia. Si gira a destra per corso Roma – isola pedonale – ricchissima di negozi e boutiques e si ritorna in piazza Maggiore.

Usciti dalla chiesa dell’Incoronata si gira in via Solferino, poi a sinistra in via S.Maria del Sole dove campeggia la bella facciata barocca della chiesa omonima (all’interno, grande e singolare tela di G.B. Trotti detto il Malosso raffigurante l’Incoronazione della Vergine e i misteri del Rosario). Proseguendo, via Santa Maria del Sole sbocca in via Fanfulla, dove si trovano l’ex Chiesa dell’Angelo e l’ex Chiesa di San Cristoforo: l’interno della chiesa, a navata unica a croce latina, è un nitido capolavoro d’architettura classica ed essenziale, con ardita cupola che dona all’ambiente una suggestiva luminosità (sec.XVI). Attualmente questi spazi sono destinati ad attività espositive e mostre d’arte e possono essere visitate solo in occasioni di questi eventi.

Più avanti ci si imbatte negli ex conventi di San Cristoforo e di San Domenico, la cui costruzione ebbe inizio a metà del XIII secolo. In seguito gli immobili di questo grande complesso furono occupati per usi completamente diversi da quelli originari. Nel 1798 la Chiesa e il Convento di San Domenico furono soppressi e trasformati in Cavallerizza e gli edifici vennero naturalmente adattati alla loro nuova funzione. Al tempo della campagna napoleonica il Convento di San Cristoforo venne invece destinato a scopi militari e utilizzato come infermeria di fortuna (il campo di battaglia al Ponte di Lodi era vicinissimo al Convento). Alla fine dell’Ottocento, con l’annessione di un palazzo tra via Fanfulla e via Lodino, il convento di San Domenico venne suddiviso in due edifici, il primo destinato a magazzino, il secondo a scuderia cavalli e stanze per le truppe, mentre i locali del San Cristoforo vennero utilizzati come caserma militare e, dopo la seconda guerra mondiale, adattati ad abitazioni civili (era alloggiata una comunità di circa 45 famiglie). Negli anni ’50, per breve tempo furono ancora residenza di un ordine monastico, per poi essere dati in comodato d’uso al Comune di Lodi fino agli anni ’90.

Nel 1998 la Provincia di Lodi ha acquistato gli immobili dei conventi di S.Cristoforo e S. Domenico per adibirli a sua sede: l’Ente Provinciale li ha completamente riqualificati e ristrutturati nell’arco di una decina d’anni, terminando i lavori a San Domenico nella primavera del 2009.
Oggi San Cristoforo e San Domenico costituiscono la pregevole sede della Provincia di Lodi.

Per via Callisto Piazza (di fronte alla chiesa) e poi per via Verdi (dove comincia l’isola pedonale) si giunge in corso Umberto.
Una breve considerazione. Camminando per il centro storico di Lodi si rimane colpiti dall’equilibrata misura e dall’armonia del tessuto urbanistico: le abitazioni, anche quelle più povere, hanno una loro dignità e personalità; sono spesso adornate da balconi e cancelli in ferro battuto, talvolta di squisita fattura, e ingentilite da cortili dove si aprono improvvisi giardini. Va notato che queste amabili strutture sono tutelate da opportuni vincoli comunali e dalla Sovraintendenza ai monumenti.
In corso Umberto sulla sinistra ecco la chiesa di S. Filippo, opera dei lodigiani fratelli Sartorio (sec.XVIII): la facciata è in elegante barocchetto, e l’interno a sala, è affrescato dal Carloni con variopinta fantasia di colori. Di fianco c’è l’antico convento dei Filippini, ora sede del Civico Museo e della Biblioteca Laudense, in ristrutturazione da luglio 2009.
Il Museo Civico a pianterreno, dopo l’ingresso con cancello in ferro battuto di Roncoroni (1958) e camino rinascimentale, e il cortile – giardino ornato da anfore romane, ospita la bellissima Sezione Ceramica, divisa in due comparti: nel primo (donazioni Dossena e minori) ceramiche padane e lodigiane dal XV al XIX secolo, tra cui preziosi manufatti delle fabbriche Rossetti, Coppellotti, Ferretti e Dossena; nel secondo (donazione Robiati) squisita collezione di maioliche lodigiane e italiane del ‘700.
Sempre a pianterreno, nel corridoio, le due sale della Sezione Archeologica che comprendono reperti di età celtica, etrusca e romana, tombe ed epigrafi funerarie e dedicatorie (a Mefite, Ercole, Tiberio e Agrippina) una colonna miliare del IV sec., epigrafi cristiane del VI sec., quasi tutte provenienti da Laus e dal territorio. Segue la Sezione Risorgimentale con armi, divise, stampe, documenti del Risorgimento: notevole il grande quadro di Pietro Bignami che raffigura la battaglia napoleonica al ponte di Lodi.
In fondo al corridoio, cortiletto con lapidi, sculture, iscrizioni funerarie dell’antico cimitero ebraico, frammenti del monumento a Napoleone, già in piazza Maggiore, abbattuto nel 1814. A sinistra la sala S. Paolo, ex chiesetta settecentesca trasformata in auditorium: alle pareti minori due tele d’argomento storico del primo ‘800. Si ritorna nel corridoio e si sale per lo scalone ornato da ferri battuti del ‘700 e dal busto di Ludovico Vistarini, nobile lodigiano, opera di Leone Leoni (sec.XVI). Di fronte, la Pinacoteca, che raccoglie affreschi, quadri, opere d’arte provenienti da chiese e case lodigiane. Nell’ordine, sono particolarmente degni di menzione: le formelle in legno dipinto dei fratelli Lupi con scene della vita della Madonna (sec.XV – dall’Incoronata – sala I); i corali miniati del vescovo Pallavicino (sec.XV sala II); gli affreschi delle storie del Battista di G. e M. Chiesa (sec.XV – dall’Incoronata – sala III); dipinti di Alberto e Callisto Piazza e di Cesare da Sesto (sale IV-V e VI); dipinti barocchi del Procaccini ed altri (sale VII e VIII); quadri settecenteschi e dell’Hayez. Le ultime due sale sono dedicate ad un’antologica di pittori e scultori lodigiani dell’800 e del primo ‘900. Uscendo dalla Pinacoteca, a sinistra il “Salone dei Notai”, già sede dell’archivio notarile, ora restaurato e sede di mostre (nella volta, affresco del Carloni). A destra, l’ingresso alla Biblioteca Laudense, ricca di 120 mila volumi e di una preziosa raccolta di manoscritti, pergamene, codici (dal sec.XII in poi), incunaboli, cinquecentine, disegni e stampe. Va ammirata la solenne sala di lettura detta “Libreria dei Filippini” del XVIII sec. con scaffali e tavoli in noce intagliati dal Cavanna.

Uscendo dal Museo si ha di fronte il secentesco palazzo Galleano. Si prende a sinistra e si scende in via Lodino, antica denominazione del quartiere popolare posto nella zona bassa della città vicino al fiume. La seconda strada a sinistra è via Maddalena che conduce all’omonima chiesa, costruita nel XVIII sec. dai lodigiani fratelli Sartorio (la facciata, di stile barocco, risale al secolo scorso). Interno vastissimo a sala, con gioco estroso di curve. Sopra l’altar maggiore un venerato Crocifisso medievale; affreschi del Carloni e Crocifissione del Fiammenghino. A fianco dell’attuale tempio, resti dell’antica chiesa risalente al XII sec. e costruita nei pressi del porto fluviale di Laus.
 

Le ricchezze di Lodi sono molteplici. Vi invitiamo a continuare la lettura sul sito del comune di Lodi qui